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Un inno alle difficoltà. Perché senza di esse mai sarei diventata una ultra-maratoneta del deserto.
La mia penna è stata, per 4 mesi, il cuore, il sentimento, la voce interiore.
Alla fine l'inchiostro non si è mai consumato: dedicare tempo a me stessa, fra ricordi "vicini" e "lontani" e sentire il cuore aprirsi nel suo più profondo mi ha arricchito e reso forte come Donna.
È stata una grandissima esperienza, personale e di vita.
Questa gioia - pura energia, il desiderio di raccontare e condividere le emozioni come un libro aperto - ha sostituito per tanti mesi la parte allenante della mia vita.
Sono stata sorpresa di me stessa. Mai nessuno, prima d'ora, era riuscito a "fermarmi" per così tanto tempo. Scrivevo la mattina e il tempo volava: le campane della chiesa, a mezzogiorno, mi davano il segnale che era ora di preparare il pranzo.
Se non avessi sentito quei rintocchi, avrei continuato fino a sera. È nato così il mio primo libro, che ho voluto intitolare: "I miei deserti".