La Cecoslovacchia e il calcio prima e dopo la separazione
C’era una volta la Cecoslovacchia; e c’era il suo calcio, nato grazie all’influenza scozzese e consolidatosi nella “scuola danubiana” di matrice mitteleuropea e nella nazionale dei cosiddetti “maestri” degli anni Trenta. Una miscela esplosiva di talento e organizzazione che si è evoluta nel tempo in diverse forme e direzioni mantenendo sempre saldo il legame con la propria originalità; il mito di Josef Masopust, le rivoluzioni tattiche dei club slovacchi di Bratislava e Trnava, il trionfo agli europei del 1976 grazie all’audace “cucchiaio” di Panenka, l’improvvisa ed effimera rinascita degli anni Novanta costituiscono i momenti salienti di un movimento calcistico che, senza eccessi né fanatismi, si è sempre distinto per la sua capacità innovativa e di adattamento.
In una lingua di terra perennemente segnata dalla tragedia, passata attraverso l’occupazione nazista, la Primavera di Praga soffocata dai carri armati sovietici e la separazione consensuale del 1993, il calcio ha unito e ricomposto le fratture in un intreccio continuo con la società e le sue espressioni, ma anche con l’arte e la letteratura che in più di un’occasione hanno saputo raccontarne l’essenza, i rituali e le molteplici identità.